I miei tredici anni di montagna

Quest’anno sono 13 anni che ho conosciuto l’Azione Cattolica, casualmente, leggendo in parrocchia la locandina che pubblicizzava il campo estivo adulti, all’epoca era il 2013 e il campo si svolgeva in Valle Aurina; il 13 è anche il giorno del mio compleanno, da qui l’idea di scrivere questa breve testimonianza. Questa esperienza che continua tutt’ora mi ha permesso di conoscere molti volti, ognuno con la sua unicità e caratteristica, dai quali ho avuto modo di apprezzare lo spirito di servizio oltre che la devozione per nostro Signore, persone che mettono in gioco i propri doni a servizio degli altri, senza averne un contraccambio. Il campo estivo si svolge in montagna nel mese di Agosto, quest’anno dal 6 al 13 in Val di Fassa nel comune di Soraga presso la struttura Villa Ombretta; una settimana dedicata alle famiglie, dove si uniscono momenti di spiritualità, preghiera e riflessione a passeggiate all’aria aperta, attività dedicata a tutte le età, dove ognuno può raggiungere un proprio obbiettivo a seconda delle proprie disponibilità fisiche, soprattutto con il piacere di stare insieme. In genere le presenze superano le 70 persone, quest’anno, mancando alcuni ragazzi che hanno partecipato alla GMG, sono state comunque poco meno di 70. La preparazione del campo adulti è il risultato di una partecipazione comunitaria da parte di più persone, dalla scelta di una nuova struttura dopo alcuni anni di presenza nella stessa, alla gestione dei rapporti con i suoi responsabili, alla scelta delle passeggiate, all’accompagnamento musicale durante le celebrazioni, alla direzione del campo durante il relativo svolgimento, a coloro che pur non rivestendo una particolare carica rimangono a disposizione per qualsiasi supporto necessario, da non dimenticare inoltre gli autori del Tg, immancabile esilarante appuntamento di fine vacanza durante il quale vengono ripercorsi con ironia alcuni momenti della vacanza. Sempre presente la figura di uno o più sacerdoti che accompagnano il gruppo con una preghiera iniziale prima di partire per la passeggiata, celebrano giornalmente la messa, rimangono a disposizione per qualsiasi necessità di confronto o confessione personale da parte di ciascun partecipante. Altro aspetto importante e significativo è che questa collaborazione viene svolta in genere da chi poi partecipa al campo, ma talvolta anche da chi il campo non è più in grado di farlo, ciononostante continua a mettere a servizio la sua disponibilità per la relativa riuscita, sempre a prescindere dal rivestire una carica associativa. Al termine della settimana, in gruppo, ci confrontiamo per condividere le cose positive dell’esperienza vissuta ma anche quelle meno positive che ci stimolano ad aggiustare il tiro per l’anno successivo. Ogni anno si avvicendano nuove famiglie, perché il gruppo non deve essere chiuso ma aperto affinché anche altri possano godere di questa bella esperienza, quest’anno mi ha fatto particolarmente piacere ascoltare una testimonianza di una di queste, che ha sottolineato la bella sensazione di sentirsi accolta e di essere stati a contatto di persone che non conoscevano come se le avessero sempre conosciute, stessa sensazione che ricordo aver avuto anche da parte della mia famiglia, quindi direi che gli anni passano, talvolta anche le persone passano ma le cose importanti restano. Quindi invito a provare questa esperienza, come alcuni, potrete essere anche di passaggio ma non ve ne pentirete, rimarrà comunque un ricordo tangibile di un esperienza unica nel suo genere. Ringrazio tutte queste persone per quello che fanno, non cito i nomi per non rischiare di dimenticarmene qualcuno. Termino ricordando che e’ ormai prossima la scadenza del Consiglio dell’Azione Cattolica della nostra Diocesi di Arezzo Cortona e Sansepolcro, le elezioni si svolgeranno ad inizio 2024, vi invito quindi a mettere in gioco anche i vostri doni mettendoli a disposizione di questa bella famiglia, senza timore, con la garanzia di essere circondati da tante persone di buona volontà e sempre disponibili ad affiancarti con la propria esperienza.

Una dedica ed un ricordo particolare a Santino Spertilli, costante presenza nei precedenti campi estivi, simpatica figura che arricchiva i nostri incontri con una punta di ironica saggezza, oltre a tutti gli altri che hanno dato il loro contributo a questa associazione e che adesso ci guardano dall’alto dei Cieli.

L’angolo del Don – Marzo 2023

In cammino con Maria Madre del Conforto

Come tutti gli anni, anche questo mese di febbraio è stato un bellissimo dono per la nostra vita diocesana nel ricordo del prodigio che, per intercessione di Maria Madre del Conforto, il nostro popolo ricevete dalla Misericordia di Dio, grazia che ancora nei nostri giorni ci avvicina a Dio guidati dall’amore di una Madre che spiana la strada e rende possibile cose difficili.
Nel cammino di ogni credente e in modo particolare per noi che abbiamo deciso di camminare nell’Azione Cattolica, è importante coltivare questa relazione con la Madre di Dio. Seguendo l’esempio di Giovanni anche noi siamo invitati ad accogliere Maria come un dono del Figlio Suo: “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.” Gv 19,25.
È il testamento dell’ultima ora di Gesù. Maria continua ad essere Madre, è la sua vocazione, è sostanzialmente MADRE, il Figlio la chiama ad essere Madre nostra, e la sua maternità ha un ruolo specifico, ha la missione di accompagnare noi verso il suo Figlio.
Nel battesimo ci viene detto che siamo figli di Dio. Ecco Maria ci accompagna in questo cammino di scoperta di tale figliolanza, cioè ci accompagna nel cammino della nostra altissima vocazione di “essere figli” , figliolanza piena che Gesù stesso ci ha rivelato.

E come fare questo percorso di relazione con Maria? Vi propongo di iniziare con la preghiera non solo pregando Maria ma imparando da Lei come pregare, ricordando ciò che Papa Francesco ci segnala: “Maria non dirige autonomamente la sua vita: aspetta che Dio prenda le redini del suo cammino e la guidi dove Egli vuole. È docile, e con questa sua disponibilità predispone i grandi avvenimenti che coinvolgono Dio nel mondo” , quindi lasciamo che Maria ci guidi verso l’accoglienza di questa volontà che ci porta alla sequela del suo Figlio.

Maria accompagna in preghiera tutta la vita di Gesù, fino alla morte e alla risurrezione; e alla fine continua, e accompagna i primi passi della Chiesa nascente (cfr At 1,14). Maria prega con i discepoli che hanno attraversato lo scandalo della croce. Prega con Pietro, che ha ceduto alla paura e ha pianto per il rimorso. Maria è lì, con i discepoli, in mezzo agli uomini e alle donne che suo Figlio ha chiamato a formare la sua Comunità. Maria non fa il sacerdote tra loro, no! È la Madre di Gesù che prega con loro, in comunità, come una della comunità. Prega con loro e prega per loro” .

Buon cammino , lasciamoci accompagnare dalla Madre.

Don Alexander Calderon M.

Camminare insieme per costruire il futuro

Camminare insieme per costruire il futuro

“Camminare insieme per costruire il futuro” è stato il titolo del convegno pastorale appena svoltosi nella nostra diocesi. Anche la nostra associazione fa sua questa sfida per trovare nuove strade in questa realtà complessa ma ricca di Speranza.

Vi aspettiamo pertanto sabato 2 OTTOBRE dalle 16.30 in poi presso la parrocchia di Pescaiola per dare inizio al nuovo anno associativo. Vi aspettiamo.

Si chiamerà Francesco

Rosario Carello, conduttore di “A sua immagine” ha così commentato in questi giorni il gesto del nostro Papa, Benedetto XVI e ha anche dato la sua personale visione di ciò che potrebbe essere il futuro della Chiesa da qui a breve. Parole che a mio avviso contengono un messaggio forte, limpido e soprattutto che ci fanno capire quanto Benedetto XVI ci abbia insegnato in questi anni e ancora più adesso, non solo nel suo ruolo di insegnate e teologo, ma ancora di più nel suo ruolo di fedele di Cristo. 

<<Il prossimo Papa si chiamerà Francesco. Avrà quel vigore del corpo e dell’animo che Joseph Ratzinger dice di non avere più. Il prossimo Papa custodirà attentamente la voce di Dio che gli parlerà con solo sei parole: «Va’ e ripara la mia chiesa!». Il prossimo Papa si affaccerà su piazza San Pietro conoscendo a memoria l’urlo di Ratzinger: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui» (2005). «Purtroppo il “mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa» (2009). «Abbiamo visto che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario e abbiamo pensato: “Il Signore dorme e ci ha dimenticato?» (2012).
Il prossimo Papa avrà una devozione, se l’espressione si può usare nei rapporti umani, per il suo predecessore. Spezzerà con la durezza dello sguardo i consigli curiali di chi vorrebbe convincerlo che sia bene convincere l’Emerito a lasciare il Vaticano. Il prossimo Papa saprà che la sua vera banca non è lo Ior ma proprio l’Emerito, cuore orante nel cuore pulsante del Vaticano (ricordate S. Teresa di Lisieux?). Il prossimo Papa chiederà a Ratzinger consigli, sperimentando con questa diarchia dei fatti un embrione di collegialità del papato, che poi certamente evolverà in forme più complesse, come tutti hanno sempre invocato, ma diciamo la verità, non sapevamo nemmeno da dove cominciare. Il prossimo Papa riformerà la Curia? Sì, per non esserne riformato. Saprà che è «affaticata e stanca», perché lo ha detto Ratzinger, ma lo capirà da solo e subito. Il prossimo Papa sarà più libero di Ratzinger perché Ratzinger si è già preso, come un parafulmine, il peso di tutti i paragoni e i paralleli possibili con il carisma personale di Wojtyla. Il (un) prossimo Papa non sarà europeo ma, al contrario di quello che scrivono gli apocalittici, non sarà una tragedia ma una fortuna per la Chiesa e per il mondo. L’Europa è terra stanca, esaurita, abbisogna di riposo, di rigenerazione, di essere nuovamente fecondata. L’Europa è terra di missione, non più di missionari.
Il (un) prossimo Papa, non europeo, darà la sveglia a questo continente che ha tutti gli indici (spirituali, culturali, morali, politici, economici, demografici) in crisi.
Il prossimo Papa si chiamerà Francesco. Ma potrebbe anche chiamarsi Francesco Joseph, col nome di battesimo del predecessore, unico padre della Chiesa vivente. Che non ha fatto un passo indietro ma un passo accanto.>>

Dal convegno nazionale degli Educatori di AC: l’impegno socio-politico nelle nostre generazioni (2 parte)

“Quali sono i modi in cui possiamo aiutare i giovani a capire la loro importanza in ambito socio-politico?”

Con questa domanda è continuato l’intervento del gruppo omonimo dopo che ci hanno chiesto di dividerci fra educatori giovanissimi ed educatori giovani. Nei sottogruppi infatti avremmo avuto modo ed opportunità di parlare, analizzare e confrontarci sulle possibilità che ciascuna fascia di età ha e ovviamente su come poterli accompagnare in quei percorsi. A questo sarebbe dovuto servire il gruppo di soli educatori giovani.. mi trovo così assieme a consiglieri comunali, alcuni che operano nelle forze dell’ordine, altri che si stanno per candidare in politica o che lo hanno fatto; operatori all’interno del comune, un’insegnate, qualcuno che lavora in banca e qualche studente di scienze politiche.. “WOW!”, è stato il mio primo pensiero mentre facevamo un rapido giro di nomi per conoscerci e sapere da dove venivamo; il secondo ovviamente è stato notare come in realtà sembrassi un pesce fuor d’acqua in quel piccolo ed eterogeneo gruppo di persone, tutte ovviamente collegate al tema della nostra discussione, chi più e chi meno certo, ma tutte dimostravano presentandosi di aver fatto una scelta di vita forte ed intensa mettendo le loro persone ed individualità a servizio del “bene comune”. Per queste persone queste 2 parole non si collegano solamente ad un valore e concetto astratto legato al fine stesso della politica, ma vi vedono quello per loro sicuramente più importante della cura verso i propri fratelli, verso la propria gente; mentre parlavano leggevo nelle loro parole la comunione che essi avvertivano e sentivano nel vivere la propria fede mettendo la loro persona a servizio degli altri per un bene comune, qualcosa che va al di là dei discorsi partiteci e che invece prende piede e si riscontra all’interno della dottrina sociale della chiesa, quella strana cosa di cui tutti a volte sentono parlare quando in un discorso compaiono le parole “cristiani” e “politica”, ma di cui nessuno sa davvero qualcosa o che nessuno ha mai letto o si propone di leggere. Devo dire che è successo anche a me quando più volte mi è stato consigliato di leggere la Dottrina Sociale della Chiesa (o almeno il suo compendio) e forse tra le solite scuse o tra gli esami da preparare mi sono sempre trovato a giustificarmi nel non leggere… Mi rendevo conto di essere io uno di quei giovani che non si era mai avvicinato alla politica né si era soffermato più di tanto a riflettere sul proprio impegno sociale nel senso più ampio del termine.. In quel momento quel gruppo parlava proprio DI quelli come me, come potevamo essere avvicinati a questo mondo? Tutti i presenti erano all’incirca miei coetanei e c’era anche qualche adulto, erano educatori di gruppi giovani di AC nelle loro realtà e per di più erano loro stessi testimoni della nostra fede e coscienza socio-politica “Sai che roba che tirano fuori adesso!” Curiosità e anche un po’ di eccitazione.

I relatori ci chiedono alla fine del giro di trovare soluzioni e modi con cui avvicinare i giovani a questo aspetto sempre più trascurato e da lì in poi la mia curiosità si è tramutata in delusione: iniziano le discussioni riguardo all’importanza del nostro voto, al fatto che i ragazzi che vanno a votar e per la prima volta non sano cosa fare e lo fanno casualmente svalutando il loro reale potere, non c’è coscienza nei ragazzi nemmeno nell’ambito della scuola visto il modo in cui progettano e sfruttano le assemblee scolastiche, i ragazzi non hanno voglia di avvicinarsi al tema… Ma non era ancora finito questo scambio di “esperienze”, il peggio doveva ancora venire. Qualcuno cita la propria esperienza riguardo all’aver votato alle primarie: la gente non ne capisce l’importanza, gli italiani non capiscono quello che succede nella politica, “quanti sono andati a votare?”, “Quanti votano nei momenti di elezione?”, “Il candidato migliore? Ovvio è..”, insomma scusate la franchezza, ma mi trovo in mezzo alla fiera delle banalità. più volte i relatori cercano di riportare la discussione al vero argomento fino a quando qualcuno non esce fuori dicendo “ma io non ho un gruppo giovani in parrocchia” seguito dalla quasi totalità degli altri.

Sono pochi i gruppi giovani di AC di cui ho saputo l’esistenza, sono praticamente nulli quelli che trattano di impegno socio-politico; ogni parola venuta fuori dal sottogruppo parlava di realtà di giovanissimi e non di giovani. Ecco allora che mentre agognavo di poter uscire da quella stanza mi sono posto solamente due domande; la prima: possibile che quando iniziamo a parlare di giovani, cioè di noi stessi e di quello che dovrebbe essere il nostro cammino, la nostra formazione, il nostro cambiamento, finiamo invece sempre per parlare di giovanissimi e dei ragazzi che seguiamo come educatori? Siamo davvero così ciechi da travisare il nostro ruolo?

La seconda più che una domanda è una impressione, che vuole divenire motivo di discussione con chi leggerà questo articolo: “come avvicinarci al socio-politico se coloro che te lo chiedono finiscono per parlare di banalità, quasi per frasi fatte ormai?”

La discussione sicuramente non è stata quella che mi ha colpito, non sono state risposte concrete o anche solo ideali alla domanda da cui siamo partiti, ma il contesto e le persone stesse sono state le cose che mi hanno fatto maggiormente riflettere.

Mauro Polvani