Responsabile.. a chi????

“Responsabile a chi?!?” Guida per uno studente a prova di banco, è un evento creato per gli studenti da studenti stessi, con la collaborazione di universitari, per affrontare il tema della responsabilità..

Sempre più noi studenti siamo invasi da “compiti” che spesso non sappiamo neppure come affrontare..Beh ecco un modo per confrontarsi e imparare a responsabilizzarsi nel quotidiano.

Programma:
ore 15.00 presentazione e saluto
ore 15.30 inizio gruppi di lavoro
-”Libertà è Partecipazione” con la Professoressa Carmela Arbia, Insegnante di Religione
-”Di cosa Sai? Riconoscersi in questo mondo di studenti” con Alessandro Garuglieri, Psicologo
-”Ci sono anch’Io! Cittadinanza tra i banchi di scuola” con Valeria Nencini, Cittadina Italiana
ore 17.00 dibattito
ore 17.30 conclusione

Vi aspettiamo Venerdi 15 Febbraio nell’Aula Magna ITC Michelangelo Buonarroti (Ragioneria) in Piazza della Badia

Per info: email msacacs@gmail.com o al numero 3400077702

Dal convegno nazionale degli Educatori di AC: l’impegno socio-politico nelle nostre generazioni (2 parte)

“Quali sono i modi in cui possiamo aiutare i giovani a capire la loro importanza in ambito socio-politico?”

Con questa domanda è continuato l’intervento del gruppo omonimo dopo che ci hanno chiesto di dividerci fra educatori giovanissimi ed educatori giovani. Nei sottogruppi infatti avremmo avuto modo ed opportunità di parlare, analizzare e confrontarci sulle possibilità che ciascuna fascia di età ha e ovviamente su come poterli accompagnare in quei percorsi. A questo sarebbe dovuto servire il gruppo di soli educatori giovani.. mi trovo così assieme a consiglieri comunali, alcuni che operano nelle forze dell’ordine, altri che si stanno per candidare in politica o che lo hanno fatto; operatori all’interno del comune, un’insegnate, qualcuno che lavora in banca e qualche studente di scienze politiche.. “WOW!”, è stato il mio primo pensiero mentre facevamo un rapido giro di nomi per conoscerci e sapere da dove venivamo; il secondo ovviamente è stato notare come in realtà sembrassi un pesce fuor d’acqua in quel piccolo ed eterogeneo gruppo di persone, tutte ovviamente collegate al tema della nostra discussione, chi più e chi meno certo, ma tutte dimostravano presentandosi di aver fatto una scelta di vita forte ed intensa mettendo le loro persone ed individualità a servizio del “bene comune”. Per queste persone queste 2 parole non si collegano solamente ad un valore e concetto astratto legato al fine stesso della politica, ma vi vedono quello per loro sicuramente più importante della cura verso i propri fratelli, verso la propria gente; mentre parlavano leggevo nelle loro parole la comunione che essi avvertivano e sentivano nel vivere la propria fede mettendo la loro persona a servizio degli altri per un bene comune, qualcosa che va al di là dei discorsi partiteci e che invece prende piede e si riscontra all’interno della dottrina sociale della chiesa, quella strana cosa di cui tutti a volte sentono parlare quando in un discorso compaiono le parole “cristiani” e “politica”, ma di cui nessuno sa davvero qualcosa o che nessuno ha mai letto o si propone di leggere. Devo dire che è successo anche a me quando più volte mi è stato consigliato di leggere la Dottrina Sociale della Chiesa (o almeno il suo compendio) e forse tra le solite scuse o tra gli esami da preparare mi sono sempre trovato a giustificarmi nel non leggere… Mi rendevo conto di essere io uno di quei giovani che non si era mai avvicinato alla politica né si era soffermato più di tanto a riflettere sul proprio impegno sociale nel senso più ampio del termine.. In quel momento quel gruppo parlava proprio DI quelli come me, come potevamo essere avvicinati a questo mondo? Tutti i presenti erano all’incirca miei coetanei e c’era anche qualche adulto, erano educatori di gruppi giovani di AC nelle loro realtà e per di più erano loro stessi testimoni della nostra fede e coscienza socio-politica “Sai che roba che tirano fuori adesso!” Curiosità e anche un po’ di eccitazione.

I relatori ci chiedono alla fine del giro di trovare soluzioni e modi con cui avvicinare i giovani a questo aspetto sempre più trascurato e da lì in poi la mia curiosità si è tramutata in delusione: iniziano le discussioni riguardo all’importanza del nostro voto, al fatto che i ragazzi che vanno a votar e per la prima volta non sano cosa fare e lo fanno casualmente svalutando il loro reale potere, non c’è coscienza nei ragazzi nemmeno nell’ambito della scuola visto il modo in cui progettano e sfruttano le assemblee scolastiche, i ragazzi non hanno voglia di avvicinarsi al tema… Ma non era ancora finito questo scambio di “esperienze”, il peggio doveva ancora venire. Qualcuno cita la propria esperienza riguardo all’aver votato alle primarie: la gente non ne capisce l’importanza, gli italiani non capiscono quello che succede nella politica, “quanti sono andati a votare?”, “Quanti votano nei momenti di elezione?”, “Il candidato migliore? Ovvio è..”, insomma scusate la franchezza, ma mi trovo in mezzo alla fiera delle banalità. più volte i relatori cercano di riportare la discussione al vero argomento fino a quando qualcuno non esce fuori dicendo “ma io non ho un gruppo giovani in parrocchia” seguito dalla quasi totalità degli altri.

Sono pochi i gruppi giovani di AC di cui ho saputo l’esistenza, sono praticamente nulli quelli che trattano di impegno socio-politico; ogni parola venuta fuori dal sottogruppo parlava di realtà di giovanissimi e non di giovani. Ecco allora che mentre agognavo di poter uscire da quella stanza mi sono posto solamente due domande; la prima: possibile che quando iniziamo a parlare di giovani, cioè di noi stessi e di quello che dovrebbe essere il nostro cammino, la nostra formazione, il nostro cambiamento, finiamo invece sempre per parlare di giovanissimi e dei ragazzi che seguiamo come educatori? Siamo davvero così ciechi da travisare il nostro ruolo?

La seconda più che una domanda è una impressione, che vuole divenire motivo di discussione con chi leggerà questo articolo: “come avvicinarci al socio-politico se coloro che te lo chiedono finiscono per parlare di banalità, quasi per frasi fatte ormai?”

La discussione sicuramente non è stata quella che mi ha colpito, non sono state risposte concrete o anche solo ideali alla domanda da cui siamo partiti, ma il contesto e le persone stesse sono state le cose che mi hanno fatto maggiormente riflettere.

Mauro Polvani

Dal convegno nazionale degli Educatori di AC: l’impegno socio-politico delle nostre generazioni (1 parte)

Nella giornata di Sabato pomeriggio si sono svolti vari laboratori di riflessione, con  l’obiettivo di confrontare le diverse opinioni sulle realtà, per poi consigliarsi vicendevolmente per un maggior progresso nell’ambito scelto. La mia decisione, se pur da diciassettenne, è stata quella di intraprendere una discussione sul laboratorio socio-politico; anche se molto distante ancora da me, il discorso mi ha interessato per poi sfociare anche nella vita quotidiana, cioè quella scolastica.

Nella prima parte di discussione generale, vari punti hanno svegliato in me delle riflessioni, la prima è stata una citazione dei relatori: “muoversi in politica per una nostra vocazione, per il bene comune e dell’insieme”. Senza fare anti-politica, oggi come giovanissimo non vedo questo senso di “bene collettivo”. I pensieri che sento sono sempre contro la cittadinanza e sulle agevolazioni per chi invece sta al di “sopra”; non possiamo crearci un mondo migliore solo per noi, perché la politica è l’unico mezzo che può creare cambiamento e progresso nella società. La vocazione quindi comprende si una consapevolezza di responsabilità e organizzazione personale ma anche un sentimento di carità e di aiuto verso il prossimo. Vengono stilati programmi elettorali da politici per una sicura elezione, quando sappiamo bene che i veri protagonisti ed interessati sono, famiglie, associazioni di volontariato e le aziende che mandano avanti la baracca, senza aver nulla  in cambio dalla politica, solo la burocrazia che è d’intralcio per uno sviluppo.

L’altro punto che sento ancor più vicino è quello di una educazione sulla cittadinanza: essere attivi, affinché il cittadino possa partecipare in qualunque modo al progresso della società. Da ragazzo che frequenta la scuola questa educazione alla cittadinanza viene vista e osservata poche volte, si ha un’avvicinamento solo quando ci sono le elezioni scolastiche dei rappresentati di classe e di istituto, per il resto sento molte nozioni di conoscenza che vengono infuse negli alunni, senza mai molto soffermarsi sull’aspetto della nostra vita, di come viviamo da cittadini o come portare avanti i propri ideali nella società, insomma non c’è un’agevolazione su questo contesto nel mondo scolastico. Collegandomi ad un ultimo spunto, anche l’Azione Cattolica non può sottrarsi ad una azione politica. Ritengo che sia obbligatorio che questa associazione debba mettersi in campo nell’ambito politico, perché potrebbe garantire un serbatoio di spiritualità, in un mondo dove oggi è difficile pensare al bene interiore e altrui, piuttosto che quello esteriore ed egoistico. Per cercare di scavalcare queste difficoltà, cioè gli ostacoli sul rapporto tra giovani e politica, dobbiamo lavorare in unità con il mondo della scuola e portando anche all’interno dei nostri paesi un dibattito sull’ambito socio-politico, attraverso percorsi formativi, autogestioni mirate o un vero e proprio movimento, cioè andando a scavare nelle realtà. Con la scuola sicuramente attraverso una collaborazione con il MSAC (Movimento Studenti di Azione Cattolica) potranno essere affrontati più facilmente questo tipo di argomento.

Per un impegno socio-politico ci vuole intelligenza, responsabilità, dedizione e amore; perché solo ed attraverso l’amore si può comprendere che la politica si presenta come la più grande forma di carità nel nostro mondo.

Gianluca Finocchi

Collaboratori della vostra gioia!

Così è stato chiamato il convegno nazionale degli educatori ACR e GIOVANI che si terrà a Roma a partire dal 14 Dicembre e durerà fino a Domenica 16. Un momento di incontro, che è stato deciso di condividere con entrambi i settori data l’importanza del tema dell’educazione che sarà centrale nel convegno; ma anche per spronare gli educatori di oggi a chiedersi cosa significhino davvero le parole “Educare alla vita buona del Vangelo”… più di mille educatori provenienti da tutta Italia che in questo anno dedicato a ricordare le radici della nostra fede, le stesse da cui è nato il Concilio Vaticano II proprio 50 anni fa, sono chiamati a confrontarsi su cosa significhi “evangelizzare” ma anche cosa significa “essere educatori” nella società di oggi: il settore dei ragazzi rifletterà sul tema delle emozioni e dei sentimenti, legati all’esperienza di fede dei bambini e dei ragazzi; “chi ama educa”… ma è sufficiente amare per essere educatori? Completerà l’approfondimento un percorso esplorativo su alcuni capolavori del Caravaggio, nei quali ritrovare l’intensità delle emozioni che possono caratterizzare l’esperienza di fede; tutti siamo infatti chiamati a dare la nostra testimonianza sul messaggio di Salvezza del Vangelo, ma ciascuno di noi secondo i suoi caratteri ed i suoi carismi, in questo senso nessun esempio migliore ci può venire dall’arte stessa che si è sempre fatta portatrice del messaggio di Cristo durante i secoli e nei momenti in cui la scrittura non era cosa di tutti. Gli educatori del Settore Giovani, invece, vivranno un momento di confronto e riflessione per approfondire e delineare il ruolo e la figura dell’educatore per i giovanissimi e i giovani di oggi a partire da diversi punti di vista: affettività, impegno socio-politico, educazione al servizio, accompagnamento spirituale ed identità associativa. Si concluderà con un approfondimento sulla relazione educativa e le sue dinamiche. Il nostro tempo ci chiede di essere sempre più educatori esigenti e testimoni della fede. Il servizio alla crescita delle nuove generazioni, che gli educatori di Ac oggi sono chiamati a riconfermare, rappresenta un impegno privilegiato da parte di tutta l’associazione e a cui la stessa Associazione deve dare cura e di cui deve farsi carico per rispondere alla domanda “cosa significa educare oggi?” Domanda che non aspetta che i nostri commenti e le nostre riflessioni